Collegialità «estesa» e recupero della profezia: il ruolo dei celamicos nellapreparazione di Medellín

24 de Setiembre de 2008

Non mi soffermerò, in questa comunicazione, sui principali contenuti teologicopastorali
della conferenza di Medellín su cui è disponibile una fitta messe di contributi, riflessioni, articoli, una letteratura nutrita e disseminata, né sul più generale contesto storico in cui è stata celebrata la conferenza, espressione a suo modo dellintreccio fra la dimensione planetaria di un cattolicesimo postconciliare in cui i diversi soggetti ecclesiali si misurano inevitabilmente con il punto di riferimento del Vaticano II, in relazione alle
speranze o alle paure che esso ha suscitato, e di un piano regionale con le relative
specificità ed i propri peculiarissimi problemi. Una conferenza che si situa non
casualmente sul particolare crinale del 68: un crinale che nella chiesa cattolica chiude una fase caratterizzata dallillusione che laggiornamento conciliare potesse realizzarsi senza contraccolpi troppo forti e che evoco soltanto perché penso che esso vada tenuto presente in una riflessione su Medellín, sul suo magistero profondamente «intriso» del tempo storico nel quale la conferenza è stata celebrata e sul significato di «spartiacque» che essa ha assunto quando, già sul finire del ’68, cambia lo sfondo complessivo in cui si situano i suoi esiti.




Non mi soffermerò, in questa comunicazione, sui principali contenuti teologicopastorali della conferenza di Medellín su cui è disponibile una fitta messe di contributi, riflessioni, articoli, una letteratura nutrita e disseminata, né sul più generale contesto storico in cui è stata celebrata la conferenza, espressione a suo modo dellintreccio fra la dimensione planetaria di un cattolicesimo postconciliare in cui i diversi soggetti ecclesiali si misurano inevitabilmente con il punto di riferimento del Vaticano II, in relazione alle speranze o alle paure che esso ha suscitato, e di un piano regionale con le relative specificità ed i propri peculiarissimi problemi. Una conferenza che si situa non casualmente sul particolare crinale del 68: un crinale che nella chiesa cattolica chiude una fase caratterizzata dallillusione che laggiornamento conciliare potesse realizzarsi senza contraccolpi troppo forti e che evoco soltanto perché penso che esso vada tenuto presente in una riflessione su Medellín, sul suo magistero profondamente «intriso» del tempo storico nel quale la conferenza è stata celebrata e sul significato di «spartiacque» che essa ha assunto quando, già sul finire del ’68, cambia lo sfondo complessivo in cui si situano i suoi esiti.

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